venerdì 30 aprile 2010

SPECIALE COMPATTE: sua maestà la Golf


Comoda e sicura. Come una lavastoviglie.
Quando uno pensa al segmento compatte, qual è la prima auto che salta in testa? Eh dai, ammettiamolo... è lei, l’auto del popolo, la Golf, da sempre considerata il riferimento della categoria. A caccia della mia compatta perfetta ne ho provate ben due: quella a benzina con il 1.4 turbo da 122 cv e la diesel common rail 2.0 litri da 140 cv.

In entrambe l’interno è rifinito in modo eccellente e trovare sbavature o veri e propri difetti è difficile; i materiali sono accoppiati bene, non si avvertono scricchiolii, ogni cosa è al posto giusto ed è di semplice utilizzo (bellissima la radio touchscreen, un optional dal prezzo di circa 300 euro che vi trasforma l’estetica della plancia). Inoltre è finalmente scomparsa l’illuminazione indaco degli strumenti, bella tanto quanto poco visibile la notte, sostituita da un bianco molto... Audi.
I sedili sono ben profilati (sulle versioni highline) e confortevoli, dotati di regolazione lombare.
Lo spazio a bordo non è ai livelli di Civic, ma comunque buono.

Ma veniamo al sodo, come va su strada? Chiarisco subito, la vincitrice “quasi” indiscussa sul versante comfort è lei: le sue sospensioni (assetto standard, cerchi da 16”) sono sorprendentemente efficaci nell’assorbire ogni tipo di irregolarità della strada, pavè tombini e rotaie. Tutto quello che la Civic lasciava passare nell’abitacolo qui viene magnificamente filtrato. E le strade tornano a essere lisce.

E il motore? Come dicevo ne ho provati due... Iniziamo con il benzina, accoppiato al DSG 7 marce.

Proprio il cambio è, secondo me, la chiave per godersi questo motore; il motivo è semplice, la disponibilità di 7 rapporti e la logica di gestione degli stessi, elimina i “difetti” di erogazione. Già, perché questo "benzina" assomiglia troppo a un diesel, infatti manca decisamente di allungo (a 6000 giri siamo già in zona rossa). Lo salva il DSG che infila come un fulmine le 7 marce disponibili, non facendomi mai trovare col fiato corto come mi capita coi soliti TDI. E l’accelerazione diventa così regolare e grintosa, come non mi aspetto da un piccolo 1.4 da 122 cv. Chissà che cosa riesce a combinare il fratello maggiore da 160cv...

Passiamo ora alla 2.0 TDI.

Qui la superiorità del 2.2 Honda si fa schiacciante. Al suo confronto l’unità della Golf è carta vetrata. Vero: allungo e silenziosità sono migliorate molto da quando Volkswagen puntava sugli iniettori pompa, ma siamo ancora lontani da quanto fatto dalla casa giapponese. In compenso gli innesti precisi, secchi e per nulla contrastati del cambio manuale VW mi piacciono più di quelli della Honda, un po gommosi.

Quello che della Golf mi lascia un po' l’amaro in bocca è il feeling di guida. Se per la Civic ho usato l’aggettivo divertente, qui posso usare solo la parola "sicura". Assetto e sterzo sono... a prova di pirla, ma soffocano qualsiasi scintilla di emozione.

Le ruote obbediscono allo sterzo, ma non mi è mai bene chiaro... il perché: non ho un vero e proprio feedback dall’asse anteriore, o meglio, lo ottengo solo quando esagero. In questo caso la Golf si lascia andare a un sottosterzo molto marcato che mi “invita” ad andarci più piano.

Rassicurante? Forse sì. Noiosa? Ci puoi giurare!

Il Dado

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