venerdì 4 settembre 2009

Petrolio e metano: ce li fanno centellinare e poi li buttano


Ho una notizia buona e una cattiva: quale vuoi per prima?

Comincio da quella cattiva. Fonti totalmente affidabili mi hanno confermato che i pannelli solari ei generatori eolici (tenendo conto dei costi di manutenzione) non generano in tutta la loro vita utile l’energia necessaria alla loro costruzione. Come dire... Ecologici un cazzo!

E ora la buona notizia. L’appennino italiano e la Pianura Padana contiene abbastanza petrolio da soddisfare il 20 per cento del fabbisogno nazionale e al largo di Venezia c’è un ricchissimo giacimento di metano (tre o qattro pozzi) che ci permetterebbe una notevole autonomia energetica.

Peccato che c’e sempre qualcuno a rompere le scatole. Il petrolio italiano non si può estrarre per “motivi politici”: nessuno vuole trovarsi pozzi e raffinerie in giardino.
Nemmeno il metano si può estrarre perché secondo alcuni se il giacimento si svuotasse, Venezia sprofonderebbe sotto terra.

Peccato che il giacimento sia per metà nelle acque internazionali e che la Jugoslavia lo stia sfruttando a piene mani: una minaccia per la serenissima? In realtà no, perché il giacimento è a 7.000 metri di profondità e lo strato di roccia soprastante è abbastanza solido da sostenere la città (che, ricordiamolo, affonda per motivi assai più... superficiali)

Ma non è tutto. La domanda è la solita: quanto petrolio ci resta? Altre fonti, anch’esse assai attendibili, mi hanno detto che le copagnie petrolifere hanno scorte per dieci anni, scaduti i quali avremo consumato, in realtà, appena il 25 per cento del contenuto dei giacimenti già in uso.

Che significa? Che ora stiamo estraendo ciò che praticamente zampilla da solo, ma dalla roccia madre del sottosuolo, intrisa di oro nero, potremmo estrarre tre volte la quantità spillata fin ora. Certo costerà più caro, perché dovremo pompare nel sottosuolo acqua o altro per far risalire il greggio in superficie.

Più caro quanto? Al momento il costo vero di un barile di petrolio è di appena 1,6 euro, cioè ben al di sotto del gonfiatissimo prezzo di mercato. Praticamente un centesimo al litro. Se anche i costi di estrazione aumentassero di dieci volte non ce ne accorgeremmo nemmeno, se il mercato non fosse gestito da biechi approfittatori!

La crisi del petrolio è dunque una bufala e aggiungo un’altra notizia che fa riflettere. I giacimenti petroliferi africani danno come sottoprodotto dell’estrazione una quantità di metano sufficiente all’intero fabbisogno europeo di gas.

Questa risorsa straordinaria non viene immagazzinata e sfruttata. Viene distrutta. Bruciata in loco per un bieco giro di convenienze. Una ricchezza sprecata con un gesto dall’ipocrisia inaudita: con che faccia ci si chiedono sacrifici per ridurre i consumi e le emissioni di CO2 se poi c’è chi manda letteralmente in fumo tutto quel metano?


Lsdiff

Gixxer 750 vs 749S - Sfida con sorpresa



Il diavolo e l'acqua santa
Questi sono i grandi dilemmi della vita: mora o bionda? Suzuki Gsx-R 750 o Ducati 749 S? Le ho avute entrambe: la giapponese in edizione 2002 e l'italiana, più recente, del 2005. Vediamole un po'...

Reattività e morbidezza della Suzuki, o dura stabilità della Ducati strettissima?
La differenza più marcata nella guida è proprio questa. La Suzuki ti mette a tuo agio fin dai primi metri: gli specchietti servono a qualcosa, la sella è morbida e il motore ai bassi è davvero docile. Puoi trotterellare o andare forte fin da subito e usarla tutti i giorni non è una tortura.

Niente a che vedere con la Ducati, che ha senso inforcare solo se lo fai per spremere la manetta. La posizione sdraiata, la sella dura, il fracasso degli scarichi (e non solo) la rendono scomodissima per andare a passeggio. Se poi penso che i suoi inutili specchietti li ho pure pagati...

Ma quando si inizia a tirare un po' iniziano le sorprese. Il motore della Gixxer ha un'entrata in coppia decisa dopo i 7.000 giri e ulula incredibilmente fino a 14.000: morbida sotto e una furia sopra. In 2° marcia comincia a spingere davvero sopra gli 80 all'ora, che sono un po' tanti fuori dalla pista... E poi ha una reattività estrema che non trasmette molta confidenza, a meno di non essere in pista e avere un bel po' di "pelo" sullo stomaco.

Chi non è un pilota si trova molto più a suo agio sulla 749. Qui tutto gira come dovrebbe e la pesantezza da fermo (la Rossa stacca 20 chili in più sulla bilancia) richiede sì decisione nella guida, ma diventa una rassicurante stabilità in curva e quando si chiede tutto al motore. Superati i 4.000 giri, la spinta è continua a essere forte fino agli 11.000 e la risposta all'acceleratore è talmente precisa che sembra di tenere la ruota posteriore nel palmo della mano.

Freni e sospensioni? La Ducati è molto meglio su entrambi i fronti e i 2 anni di differenza tra i progetti dei due veicoli giustificano solo in parte tale differenza.

Personalmente preferisco non dovermi spaventare per una chiazza di asfalto rovinato dietro la curva, piuttosto che potermi inventare la traiettoria a metà di un piegone da 3° piena. Dunque tra le due scelgo Ducati che, a sorpresa, è anche la meno cara da mantenere: la Gixxer vuole tagliandi ogni 6.000 chilometri, la 749 ogni 10.000. La differenza di costo non è tantissima e la maggior frequenza pesa non poco...

Mr. D