domenica 29 gennaio 2012

Legends Cars: ne ho guidata una



Centoquaranta cavalli per mezza tonnellata di peso sono le credenziali di queste buffe automobiline, inventate in america per correre la domenica spendendo quattro spiccioli, che da poco vengono vendute anche in Italia e possono partecipare a moltissime gare del circuito nazionale, oltre che al monomarca dedicato (vedi i siti www.legendscaritalia.it e www.motodromo.it).

Ma se anche sei tra quelli che: "Mi basta un giro tanto per provare", la buona notizia è che ai siti di cui sopra si noleggiano per due pizze e un peperone (50 euro, turno di guida compreso): l'ho fatto anch'io e l'esperienza di guida è stata decisamente fuori dal comune. Persino sorprendente...

Al primo sguardo, le Legends sembrano uscite da un cartone animato. L'intelaiatura della portiera è un "cancelletto" in tubi quadri di metallo saldati alla bell'e meglio, chiuso da un pomello caricato a molla di quelli che trovi sulle giostre dei luna park.

Le dimensioni, poi, sono lillipuziane: immaginati un pianale di un go-kartone anabolizzato, "mansardato" con un abitacolo fatto apposta per ospitare l'unico sedile centrale.

A dispetto... dell'aspetto, la sostanza è quella delle macchine da corsa full-size, con a bordo solo ciò che serve, regolabile e personalizzabile all'infinito. Non il motore, però: gli organizzatori del monomarca si son detti rigidissimi nel far rispettare la configurazione base (libera solo la messa a punto della carburazione) per tener bassi i costi di esercizio. Ottima idea!

Ma da guidare questo mostriciattolo com'è? VVVVvvvvvvrrrrrRRRh! RRRRrrh! RRRRrrrh!!! Una volta messa in moto la Legends non guadagnerà mai la stima di Von Karajan (noto fan dei 12 cilindri Ferrari) e fin dai primi metri avverto chiara la durezza e la ruvidità delle auto da corsa. Chi ha guidato sempre e solo auto di serie dovrà abituarcisi.

Motore e cambio sono quelli di una moto: il primo ha pochissima inerzia e solo usando bene la rapidità del secondo (sequenziale, ovviamente) riesci a evitare una nettissima caduta di regime tra una  marcia e l'altra che, sulle prime, può farti asumere un'andatura "strappata e saltellante".Tutta questione di imparare il giusto tempismo, comunque.

In staccata l'assettoè piatto e stabile molto più di quel che mi aspettavo. In curva, però, emerge deciso il sottosterzo. Qualche esperimento mi dimostra che l'unico modo per eliminarlo è anticipare la frenata, puntare l'ingresso della curva e anticipare l'apertura del gas, per percorrere la svolta in lievissimo derapage. Non è difficile farlo, perché queste Legends sono molto "piatte" d'assetto e non hanno reazioni antipatiche: il difficile è farlo alla perfezione per andare forte davvero.

Il succo delle Legends è proprio questo: sono facili da guidare, ma difficili da far volare. Ma sono certo che, potendone comprare una e personalizzandola a dovere, finirei per innamorarmene.

Lsdiff

mercoledì 11 gennaio 2012

Good vibrations!


Lo dico subito: io l’Aventador non l’ho ancora guidata, ma non è tanto della prova su strada che voglio parlare, quanto di una caratteristica su cui tutti i commentatori concordano e che anche alcune fonti di prima mano mi hanno confermato. Di che si tratta? Delle vibrazioni, che sulla nuova Lamborghini sono praticamente assenti. Fantastico, mi dirai tu. E invece no. Ma andiamo con ordine.

Anni fa provai la Lexus LS 430, una berlinona di rappresentanza che, all’epoca, riusciva a far sembrare rumoroso persino l’abitacolo della Mercedes Classe S. A bordo il silenzio regnava sovrano e di vibrazioni nemmeno l’ombra. Ad andarci in giro garantiva un comfort principesco, grazie a queste doti che la rendevano un temibile concorrente persino per... le vasche di deprivazione sensoriale.

Va da sè che, quando invece uno guida una macchina sportiva, non cerca un intervento di lobotomia. Mettendo in moto una Lamborghini, il minimo che posso legittimamente pretendere è di farmela nei calzoni seduta stante. O quasi.

È proprio questo che rendeva straordinaria a vecchia Murcielago 640: non appena svegliavi il 12 cilindri, cominciava a trasmettere vibrazioni che solleticavano ogni fibra del tuo corpo in modo quasi sessuale. Il riultato era una macchina emozionante, comunicativa e “tattile” a qualunque andatura. Addirittura da ferma.

Di auto fatte in questo modo ne ho incontrate pochissime e sono sempre di meno. Tuttavia non è questione di prezzo, perché una che mi ha fatto venire la tremarella alle ginocchia in meno di cento metri era la Integra Type-R, che non costava poco in assoluto, ma certo non richiedeva un 730 da sultano del Brunei.

Con gli ultimi modelli, sempre più efficaci, efficienti e destinati a sollazzare anche chi non è un vero patito della guida, le emozioni te le devi andare a cercare: a velocità impossibili anche solo da immaginare nelle strade normali.

Per carità, sono il primo a sostenere uno smodato abuso delle piste, ma siccome sono pochi quelli che possono vantare la residenza all’interno di un tracciato (mi viene in mente un giovanotto di Kerpen...) non sarebbe male un’auto meno raffinata, forse, ma più “vibrante”.

Mi sono sempre lamentato che le auto assomigliano sempre più a degli elettrodomestici, ma se va avanti così finirò addirittura per rimpiangere la lavatrice in centrifuga!

Lsdiff